Tenere vivo il ricordo di Emiliano sembrerebbe impegnativo. Parliamo di un uomo che ha “colpito” tutto il calcio italiano. Emiliano è sempre stato diverso da tutti gli altri.
Un professionista serio e preparato che non ha però mai rinunciato alle sua immensa umanità, alla sua semplicità, alla sua capacità di entrare nel cuore della gente.
Un uomo che non si è mai piegato alle dinamiche dello sport-business ma che è rimasto se stessopur calcando i più grandi palcoscenici dello sport italiano.
Questa in sintesi è l’eredità che Emiliano ha lasciato: umanizzare il mondo del calcio di oggi. Dare e darsi le giuste priorità nella vita senza farsi abbagliare dal successo. Stare vicino agli ultimi.
In queste tre frasi c’è tanto (se non tutto) il pensiero e lo stile di Emiliano.
La sfida che ci attende non è quella di ricordare questo pensiero o l’uomo che l’ha generato.
La sfida che ci attende è quella di tenere vivo questo pensiero.
La sfida è quella di tenere vivo Emiliano, cioè di fare in modo che le sue idee e la sua visione delmondo e dello sport camminino ora come prima.
La sfida è quella di essere all’altezza di Emiliano.
Emiliano era un uomo geniale, un “inventore nato”, un rivoluzionario , uno controcorrente, un uomo che osava l’impensabile.
Ecco cosa dobbiamo fare.
Non possiamo rimanere attaccati alla filiera dei ricordi, dei memorial, delle inziative “ordinarie” (magari anche belle) che si fanno in occasione della scomparsa di personaggi delmondo dello sport.
Dobbiamo usare l’alfabeto di Emiliano. Dobbiamo osare. Per essere all’altezza della sua meravigliosa follia.